venerdì 4 maggio 2007

E l' uomo fece gli dei a sua immagine e somiglianza.



Gli dei nell' immaginazione dei Greci e dei Romani.

Gli dei in genere erano concepiti come essere simili all' uomo, sia nell' aspetto esteriore, sia nelle qualità intellettuali e morali, ( ciò che si designa col vocabolo antropomorfismo) , con la sola particolarità che le qualità umane fossero per loro innalzate al più alto grado di eccellenza; ad esempio il corpo degli dei era pensato più grande di quello dell' uomo, più bello, a volte veniva pensato gigantesco.
Più robuste e agili erano pensati gli
arti divini, la forza di Zeus era tale che col solo battere delle ciglia faceva tremar tutto l' Olimpo.
In un batter d' occhio percorrevano immense distanze, la facoltà di vedere e udire per loro si estende illimitatamente,
Zeus ad esempio dall' alto trono dell' Olimpo scorgeva le azioni di tutti gli uomini, in qualunque angolo della terra.
Anche gli
dei sono soggetti ai bisogni corporali del sonno e del cibo, ma il loro cibo è esclusivamente il nettare e l' ambrosia ( la bevanda dell' immortalità) ; se nascono e crescono come gli uomini lo fanno con una grande celerità , con la pregorativa che una volta raggiunto il pieno sviluppo delle loro forze fisiche e spirituali non invecchiano, ma rimangono sempre giovani e immortali.
Non sono scevri d' ogni dolore, anzi come il loro corpo può essere ferito anche la loro anima può essere afflitta da pene. Non sono liberi da passioni più o meno disordinate, e spesso ci vengono rappresentati come invidi, gelosi, crudeli, pronti a ogni sorta di intrighi e di frodi, insomma non liberi da quelle colpe e disordini che affliggono l'
umanità.
Penetrano i segreti della natura, possono suscitare tempeste, malattie, .. , ma anche d' un tratto farle cessare.
Però non si era giunti al concetto di
onniscenza e onnipotenza; Zeus stesso era in qualche modo limitato nell' esercizio della sua forza, era egli stesso soggetto al fato inesorabile.
In complesso si può dire che gli antichi non furono capaci di forgiare gli dei se non a loro immagine e somiglianza, pur concedendo un grado di superiorità che giustificasse la venerazione e il culto.

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